- Pubblicata il 26/12/2009
- Autore: Giorgio
Gioco a tre: foto nelle miniere del Sulcis - Varese Trasgressiva
Corre l'anno 1993:
Io e mia moglie amiamo le fotografie che ritraggono nudi femminili con sfondi o ambienti suggestivi. Quindi, tempo permettendo, andiamo alla ricerca di posti interessanti dove dar sfogo alla nostra passione. La Sardegna, anche da questo punto di vista, offre una possibilità di scelta vastissima. Quella domenica decidemmo per la zona mineraria del Sulcis, ormai abbandonata, ma ricca d’angoli suggestivi e di strutture risalenti al periodo d’oro. Anche il villaggio dei minatori è in buono stato di conservazione. Girammo per un paio d’ore alla ricerca del posto giusto. Ci piacquero i locali dell’ex-direzione mineraria. Così lasciammo il Pajero un pò discosto e, badando a non farci beccare dalla vigilanza, ci addentrammo nello stabile.
Trovammo una stanza chiusa che riuscii ad aprire. Fummo fortunati. Era in ottimo stato e abbastanza pulito, quindi, Carla poteva camminare a piedi nudi senza correre alcun rischio di ferirsi.
L’aiutai a sistemarsi abbassando le spalline del tubino in “stretch”, sotto il quale non indossava niente, come al solito quando ci dedichiamo ai nostri “safari” fotografici, rimanendo, così, con i seni scoperti. Le sollevai il tubino sino a scoprirle le prime rotondità dei glutei.
Nonostante fossero già le 11 e ci fosse il sole, aveva un po’ di freddo, tanto da avere la pelle d’oca e i capezzoli eretti. L’attirai a me, l’abbracciai e presi a baciarla mentre le accarezzavo i seni.
Carla ha delle tette fantastiche! Difficilmente un uomo riesce a frenarsi dal sbirciare nella sua scollatura.
Il sole illuminava la stanza attraverso 3 grandi vetrate composte da vetri quadrati talmente sporchi che quasi non ci si vedeva attraverso.
Ebbi la sensazione di essere osservato, così aprii gli occhi e feci in tempo a scorgere una testa maschile che si abbassava al di sotto della vetrata, in un punto in cui il vetro era rotto: forse lo sconosciuto era arrivato, o,forse, erano altre persone
Lo dissi a Carla e lei mi chiese: << Che cosa facciamo?…Andiamo via?..Non vorrei fosse un gruppo di stronzi!…>> <
Le feci assumere delle pose degne della miglior rivista sexy e lei posava, compiaciuta, con molta naturalezza.
Mancava solo uno che se la scopasse: era uno spettacolo! Era evidentemente eccitata e emanava quel che di troia capace di far impazzire chiunque.
Avevo l’uccello duro, stretto dai pantaloni, che reclamava attenzioni. Non avevo voglia di far l’amore, semmai avevo voglia di fottere, di sbatterla, di vederla godere, di sentirla mugolare di piacere, di dirle e sentirle dire maialate. Ma, non ero il solo.
Distratto da ciò che vedeva, lo sconosciuto che ci spiava neanche si nascondeva adeguatamente alla nostra vista e dai suoi movimenti s’intuiva che stava masturbandosi alla grande. Evidentemente non era andato via, ma aveva fatto il giro dello stabile e ci spiava da un’altra posizione
Mi avvicinai a Carla, mentre era a quattro zampe e rossa in viso, sembrava avesse la febbre. Posare all’aperto, con il rischio di essere vista, ha su Carla un effetto eccitante.
So come si sente quando è in quello stato.
Poggiai la Nikon e tirai fuori l’uccello portandolo alla bocca di Carla. Lei si tirò su solo il tanto per arrivare meglio al mio uccello, ma rimase in posa come se da un momento all’altro aspettasse un altro uccello. Il nostro spettatore era in ottima posizione. Avvertii Carla della presenza di un guardone. Lei mi sorrise: < E’ uno giovane?>
Contraccambia il sorriso:
Carla sorrise e, tenendo l’uccello in bocca, mi masturbò con foga mentre, con l’altra mano, si carezzava i seni.
Essendo consci della sua presenza, scopavamo in posizioni a lui favorevoli.
Di certo non si perse un solo istante della nostra scopata, né movimenti, né parole.
Ad un certo punto, mentre scopavo Carla a quattro zampe tenendola rivolta verso di lui, così che vedesse quanto godeva, vedesse le sue tettone mosse dai miei colpi di uccello, lui si tirò su e continuò a guardarci rimanendo in bella vista.
Anche Carla lo vide: <
Carla non perse tempo: <
Merda! Il tipo ebbe un sobbalzo, si chinò e sentimmo uno scalpiccio veloce come di uno che si allontana in fretta correndo su delle macerie. Cazzo, che sfiga! Guardone e coglione! Tra tanti guardoni che sognano un’occasione del genere..troviamo proprio quel cacasotto. Ma, noi siamo troppo infoiati per preoccuparcene più di tanto, quindi continuiamo a scopare e a dire porcate. Carla mi fa sdraiare e mi viene sopra carezzandosi la figa con il mio uccello, poi, se lo infila dentro e inizia a scoparsi da sola. E’ uno spettacolo veder sobbalzare le sue tettone, vedere il suo viso trasformato dal piacere e dalla voglia di cazzo, sentire i suoi umori scivolarmi addosso. Quando mi sta sopra, mi piace penetrare con due dita il suo culetto e sentire il mio uccello che le scorre dentro. Lei va pazza per sentirsi piena e presa dappertutto, essere al centro dell’attenzione di due uomini. Lei mugola, si agita, tira fuori la lingua e si sporge per leccarsi una tetta aiutandosi con le mani. Sono arrapato e fuori di testa, nonostante stiamo scopando alla grande, ho l’uccello che mi duole dalla voglia di sburrare, ma vorrei avere anche un altro uccello per scopare a fondo questa gran troia che è mia moglie…glielo dico… Carla geme e smania chiedendo ancora cazzi <<…mi piacerebbe tanto sai…essere scopata dappertutto…avere le vostre mani che mi frugano dappertutto..io così prenderei i vostri uccelli in bocca e vi fare sburrare sul mio viso, in bocca, sulle tette…mi piacerebbe essere sdraiata e succhiarti l’uccello mentre stringo per le mani due bei cazzoni …voi nel mentre mi frugate dappertutto, m’infilate le mani ovunque……..Ahaa sei qui..sei tornato ….Ti piacerebbe che te lo prendessi in bocca,.. vero?>> Non parlava più con me.. lo sconosciuto era tornato ed ora era di fronte a Carla ..con la camicia completamente aperta e sblusata, pantaloni slacciati e si carezzava l’uccello già ben duro, proprio un bel cazzo, molto simile al mio. Nonostante la domanda non fosse rivolta a me, risposi di si.
Carla è uno spettacolo quando succhia un uccello, guardarla succhiare è quasi bello come farselo succhiare. Riesce a godere, ad avere un orgasmo, mentre lo fa. Non so se lui avesse parlato o meno, però, si avvicinò e carezzando il viso di Carla le poggiò la sua cappella sulle labbra. Lei si mise in una posizione più comoda, gli afferrò l’uccello con entrambe le mani tenendo sempre la cappella tra le labbra, nel mentre lui le carezzava con forza le tette e si godeva la sua bocca. Mi sfilai da sotto e mi misi dietro di lei per continuare a fotterle il culetto con le dita, quando vidi che pian piano accelerava il ritmo del pompino, sostituii il mio uccello alle dita.
Carla si girò e mi diede un lungo languidissimo bacio, mentre continuava a masturbare il nostro ospite. Man mano che vedevo accelerare i suoi movimenti e i suoi gemiti erano sempre più frequenti, anch’io acceleravo le mie spinte. Vedevo perfettamente l’uccello completamente lucido e coperto di saliva entrare e uscire dalla sua bocca, quando vidi che lui le sburrava in bocca e anche lei stava venendo, anch’io accelerai e le sburrai dentro. Carla venne e rallentò il ritmo, ma non accennò a smettere di succhiare e leccare l’uccello dello sconosciuto, che piano le spostò la testa con delicatezza.
A quel punto lo sconosciuto cambiò modi e suggerì un cambio di posizione:
Carla l’accontentò continuando a leccargli la cappella ad ogni sua spinta.
Mi fermai e sfilai l’uccello dall’ano di Carla che si alzò, mi guardò e mi disse eccitata:
Carla aveva ancora il vestitino arrotolato in vita. Glielo tolsi sfilandolo verso il basso e approfittai per dare una leccatina alle tette. Adesso Carla era nuda. Io finii di denudarmi togliendomi la t-shirt mentre lo sconosciuto si spogliò in un baleno e disse a Carla:
- Uhm…che bello stare tra le tue tettone! Mormorò lo sconosciuto e molleggiandosi sulle gambe per non pesare su Carla, cominciò a muoversi avanti e indietro strofinando il suo membro tra le tette. Sollevò con una mano la testa di mia moglie per permettergli di prendere in bocca il grosso e rosso glande del suo uccello. Carla quando vedeva venirgli incontro l’uccello, apriva la bocca e lo leccava. Io mi ero messo alle spalle dello sconosciuto, tra le gambe di Carla che sporgendo dal tavolo stavano larghe, piegate alle ginocchia e con i piedi sollevati. Presi l’incavo delle ginocchia e sollevai le gambe di Carla poggiandole sulle mie spalle. Mi avvicinai e la penetrai nella figa. Mentre o sconosciuto si muoveva avanti e indietro, io presi il suo ritmo che era lento e ben cadenzato. Sembravamo due vogatori che remano all’unisono.
Carla sotto di noi, godeva e, non appena la sua bocca era libera, non faceva altro che incitarci:< Siii, così… scopatemi. Mi piace come mi scopate. Ancora. Ancora. Ne voglio ancora..>
Lo sconosciuto reclamò la sua “parte”:
Mi sfilai da Carla e ci demmo il cambio. Fui io, questa volta, a piazzare il mio uccello tra le labbra di mia moglie, mentre lo sconosciuto le piazzò il suo uccello dentro il culo.
Carla ebbe un sobbalzo, ma non si lamentò, anzi:< Bello. Così è bello. Mi sento piena. Dai pompami. Fammi godere.>
Io allungai una mano e le accarezzai il clitoride di Carla mentre l’uccello dello sconosciuto la fotteva con foga.
Carla succhiava il mio cazzo, a non perdeva occasione per incitarci:< - Dai, dai, dai. Sfondami. Rompimi tutta! E, tu, riempimi di sburro, godi della tua troia..>
Poi Carla cominciò a venire:< Si, si, si, siiiiiiiiii. Fammi morire. Voglio godere. Dai dai non ti fermare… Continua. Dai, daii, daiiiiiiiiiiiiiii. Così…bravi.> Carla venne urlando per il piacere.
Poi, rimase in silenzio e, con gli occhi socchiusi, continuò a succhiarmi l’uccello.
Lo sconosciuto si sfilò dal culo di mia moglie e si mise di fronte a me. Carla intuì la sua presenza e allungò la mano sino ad afferrargli l’uccello.
Non resistemmo molto al pompino doppio di Carla e, uno dopo l’altro, le sburrammo sul viso, nella bocca spalancata. Mentre la sua lingua continuava a cercare le nostre cappelle.
Lo sconosciuto era rimasto pressoché silenzioso per tutto il tempo, fu solo allora che parlò:<
Guardai Carla. Mentre si ripuliva era scossa da tremiti e appariva un po’ stordita, l’aiutammo a pulirsi e a rivestirsi. In silenzio recuperammo le nostre cose e ci dirigemmo verso l’uscita con le gambe molli e la testa che vagava per conto suo, sia per la stanchezza, sia per la residua eccitazione, sia per l’overdose di sensazioni ed emozioni. <
Giorgio
Ciao Gigi, sei molto gentile, ma (se hai notato la data!) fuori tempo. Ormai, non facciamo più queste pazzie e preferiamo incontrare un ns amico. Ciao
gigi
caro giorgio se vuoi ripetere questa esperienza rispondi qui e ci mettiamo d' accordo