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  • Autore: JOHN
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UN FERRAGOSTO DI FUOCO 2 - Varese Trasgressiva

UN FERRAGOSTO DI FUOCO 2

Il giorno dopo ero molto stanco, stralunato, fatto, ma parimenti ero felice. Mi sentivo in gran forma e volevo bissare la notte torrida passata con Helga. Quando si lavora si hanno degli orari da rispettare (nonostante ci fossimo addormentati alle 5.00 alle 7.30 mi ero dovuto alzare da letto, mio malgrado) e mille cose da pensare. Riuscii a fare un veloce pisolino nel pomeriggio, sfruttando appieno le tecniche di rilassamento, e mi rimisi in forma. Durante la giornata lei ogni tanto faceva capolino dal suo terrazzo per lanciarmi uno sguardo malizioso e di complicità. Le si leggeva negli occhi che era una donna felice, felice per quella notte che le aveva regalato emozioni, forse mai conosciute prima, che erano state represse per molto tempo. Bella Helga, davvero una gran bella donna, piu’ giovanile della figlia che, allora, era poco piu’ che quindicenne, ma tanto acerba e ingenua. Ebbene venne la sera…….Altra cena preparata da me, consumata a lume di candela e interrotta da lei in maniera brusca e perentoria (le donne vogliono essere trattate con i guanti di velluto, ma quando partono all’attacco sono delle tigri), fui “accompagnato” in camera da letto e spogliato con “dolcezza”. Una furia! Helga diede sfogo ai suoi istinti e mi si avvinghiò come un serpente costrittore, era calda, caldissima, i seni inturgiditi, il suo sesso bagnato all’inverosimile, la sua lingua mi esplorava nella bocca, nelle orecchie, sul collo. Io ero in piedi e la tenevo su di me, il mio organo era duro come non mai, quasi la sorreggeva da solo, tanto era forte. Decisi, ad un certo punto, di prendere le redini del gioco e la adagiai sul mio letto stile giapponese (materasso per terra). Aveva la pelle che profumava di buono, era seducente, la baciai dalla fronte alle punte dei piedi e feci il percorso a ritroso leccandola con la mia lingua ingorda, tralasciando volutamente la vagina, che fremeva. Tornai con prepotenza sui suoi punti erogeni (collo, sotto le ascelle, ombelico, parte interna delle cosce) la feci impazzire di piacere. Volevo penetrarla ma volli prima farla godere con la lunga e dolce tortura del cunnilingus. La sua vagina aveva un buon sapore ed un buon profumo, mi persi a baciarla e a leccarla tutta, lei se ne venne svariate volte urlando il mio nome. Le leccai anche il secondo orifizio, peraltro molto bello ed invitante, molto pulito, e la feci godere anche li. E venne il momento di dare spazio a lui, il mio amico fidato, compagno di tante battaglie, che aspettava di mettersi in mostra. La penetrai perentoriamente, lei gemette ed allargò le gambe per farmi spazio. Un fuoco! La sua vagina era un fuoco che ardeva forte. Mi sentivo uno stallone, ero conscio di poter dare fondo a tutte le mie forze senza indugi, sentendo che potevo condurre il gioco per il tempo che avrei voluto. Mentre la colpivo cercavo di respirare molto profondamente utilizzando le cavità basse dell’addome (dove c’è il diaframma), di modo che non avrei disperso le mie energie e non avrei avuto quindi un orgasmo incontrollato. Helga si dimenava, ad ogni colpo della mia clava gemeva, i suoi muscoli erano tesi, la sua meravigliosa pelle ambrata luceva e profumava tutta, i suoi occhi brillavano di gioia e felicità, la sua bocca accoglieva la mia lingua e le mie labbra quasi fagocitandole. Ero sudato fradicio (io sudo molto, sudo di nulla, figuriamoci quando faccio “combattimento”) e la inondavo del mio sudore, sembravamo entrambi usciti dalla doccia. Avevamo iniziato verso le 22.30 ed intorno alle 2.00 accusai la stanchezza (la notte precedente si faceva sentire, così come le due ore di sonno) sentivo che non avrei potuto chiedere di piu’ a me stesso e chiesi ad Helga di farmi venire oralmente. Lei prontamente accettò, visto anche che non avevo il profilattico e si rischiava il patatrac, e visto anche che io adoro quando una donna mi fa venire con un bell’ingoio. Mi misi supino e lei cominciò ad operare sul mio organo. Lo fece talmente bene e con dovizia, anche con l’ausilio delle mani, che venni di li a poco. Venni come una furia, come un uragano, lei volle prendere il seme in bocca e urlai con tanta foga che, credo, svegliai tutti i clienti, semmai fossero riusciti a dormire……..Helga, che femmina!. Ci addormentammo esausti e felici, i corpi abbracciati e le bocche vicine. Il giorno dopo coincideva anche con la partenza di Helga. Ci salutammo abbracciati, meglio, avvinghiati come due serpenti. Lei mi teneva stretto il pene che si era fatto duro come il marmo e da sopra i miei bermuda lo baciava. Mi ringraziò tanto, mi disse che non aveva mai provato una gioia così immensa e che aveva scoperto lati della sua sessualità- che non conosceva. La salutai, sapendo, dentro di me, che il gioco era stato bello ma che era finito, che non ci sarebbe stata una prosecuzione. Infatti lei mi scrisse dalla Germania delle calde lettere, mi telefonò alcune volte, ma le feci capire che volevo essere libero, che una storia non mi andava, tanto piu’ che tra di noi c’erano mille chilometri, due figli (i suoi) e la mia voglia di continuare a non avere legami. Lei capì, non insistette, anche se era chiaro che la sua delusione era grande. Ovviamente persi la cliente, ma ero sicuro che la sua vita, da quel ferragosto 2003, sarebbe cambiata. Ciao Helga, viele Kussen.

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